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VALUTARE LO STRESS? È UNO STRESS

«E a noi, chi ce lo misura lo stress?». Questo è quel che si chiedono, in questi giorni, molti piccoli imprenditori. Il riferimento è chiaramente al nuovo adempimento che impone a tutte le aziende con almeno un dipendente (e nel conteggio entrano anche i soci lavoratori) di effettuare la valutazione del “rischio da lavoro stress correlato”. L’ennesima situazione paradossale. Tutti devono “certificare” di non avere situazioni di stress in azienda. O, se invece ve ne sono, l’imprenditore deve darsi da fare per eliminarle. 

Per “misurare” lo stress in azienda è intervenuto il Ministero del Lavoro, che ha dato indicazioni su come farlo. Il problema è che quelle indicazioni – di cui abbiamo dato notizia nei precedenti InformaImpresa – non tengono in considerazione le differenze esistenti fra piccole e grandi aziende. Quindi, tutti devono procedere a tale valutazione prendendo in considerazione tutti i fattori che in un’azienda possono essere motivo di stress. Questo richiede una procedura formale, effettuando un’analisi delle varie situazione aziendali e coinvolgendo il responsabile alla prevenzione aziendale, il responsabile dei lavoratori e il medico del lavoro. Il tutto passa attraverso una inevitabile trafila di raccolta dati e informazioni, che devono poi permettere di capire appunto quella che è la situazione dello stress in azienda. Stiamo quindi parlando di un nuovo adempimento burocratico, che non piace alle aziende, ma che se non realizzato può comportare pesanti sanzioni. L’ennesimo adempimento  che male si riesce a conciliare con le piccole imprese. D’altro canto, non si può non evidenziare come le sole associazioni di rappresentanza dell’artigianato abbiano duramente contestato quest’obbligo. Per tutte le altre, invece, sembra non ci siano problemi, almeno a quanto si è appreso in questi mesi. Sulla valutazione dello stress, Confartigianato Vicenza, aveva condiviso con lo Spisal di Verona, ente di riferimento nel Veneto su tale argomento, una procedura semplificata per le piccole imprese con meno di dieci dipendenti.

Tramite poche informazioni che un’azienda avrebbe dovuto rilevare, si sarebbe capito velocemente, sulla base di dati oggettivi, se vi erano situazioni di stress o meno. Purtroppo, lo Stato ha voluto dire la sua e quei pochi dati che sarebbero stati sufficienti sono invece diventati solo i primi di una serie da raccogliere per poi analizzarli. Un confronto, quello con lo Spisal, che era durato qualche mese, con mentalità aperta e disponibile, che aveva visto il coinvolgimento anche dell’Università di Verona, e che aveva trovato una buona soluzione per la valutazione dello stress nelle piccole aziende. L’intervento con apposita circolare del Ministero del Lavoro ha bloccato questo approccio, che andava nella direzione giusta. Quando ti trovi di fronte a comportamenti del “tuo” Stato di questo tipo, ormai non ti sorprendi più. Ma certamente si dovrebbe avere almeno la decenza di smetterla di parlare d’uno Stato che vuole essere vicino alle aziende, perché sarebbe il momento di passare ai fatti, dimostrando con atti concreti la volontà di semplificare. Così stando le cose, invece, le aziende devono comunque effettuare la valutazione dello stress, e per non incorrere nelle pesanti sanzioni previste, devono avviarla da subito (si è partiti il 1° gennaio 2011). Altrettanto inevitabilmente, Confartigianato Vicenza ha organizzato uno specifico servizio di assistenza.